top of page

GIORGIO VASARI

(AREZZO 1511 - FIRENZE 1574)

LA CENA DI ESTER ED ASSUERO

1549

olio su tavola; cm 289x745

iscrizione: Georgius Vasariu Aretinus Faciebat A.D.M.  DXLIX

 

 

Nella lunga ed alta parete della galleria, il grande vestibolo posto al primo piano del Museo, ha trovato sistemazione il grande dipinto vasariano, La cena di Ester e Assuero.

 

 

L'opera, un olio su tavola di notevoli dimensioni (289x745), fu commissionato a Giorgio Vasari nel 1548 dall'abate Giovanni Benedetto da Mantova, per il refettorio della Badia delle Sante Flora e Lucilla di Arezzo. Allontanandosi dalla richiesta del committente di dipingere un cenacolo, sebbene la destinazione fosse questa, il Vasari volle creare qualcosa “fuori dal comune”, proponendo invece la scena del famoso banchetto.

 

Realizzata in 42 giorni e pagata dai monaci 128 scudi (un prezzo di favore concesso per amicizia dal pittore che però escludeva il costo dei colori), l'opera è composta da 39 assi verticali sostenute da 2 traverse ed è munita da una consistente cornice dorata. Il dipinto è stato preceduta da numerosi studi preparatori e le indagini a riflettografia, condotte in occasione del restauro nel 1994, hanno rivelato la presenza di un disegno a carboncino, sotto lo strato pittorico.

Oltre alla tavola e posto al di sopra di essa, il pittore aveva realizzato anche un olio su muro raffigurante il "Cristo che porge una corona di fiori alla regina Ester” protagonista dell’opera.

 

L’originale idea aveva lo scopo di conferire sacralità alla scena sottostante, stabilendo un legame tra Cristo e la Chiesa Cattolica, qui raffigurata dalla regina ebraica. Durante la Seconda Guerra Mondiale la tavola fu rimossa per ragioni di sicurezza dalla sua collocazione, facendo così perdere la scena dipinta sul muro.

 

L’episodio raffigurato, tratto dalla Bibbia, illustra la vicenda del banchetto di nozze del re persiano Assuero con la giovane ebrea Ester. La storia narra di Aman, potente principe alla corte del re e del suo malvagio proposito di distruggere tutti gli ebrei viventi sul territorio persiano allo scopo di vendicarsi di Mardocheo, un ebreo che aveva rifiutato di prostrarsi al suo passaggio. Durante il convivio Ester, nipote di Mardocheo, decide di rivelare pubblicamente le terribili intenzioni di Aman, condannandolo a morte sicura. La regina Ester, grazie al matrimonio col re Assuero, riesce a porre in salvo il popolo ebraico, rappresenta così una prefigurazione della Vergine che, madre di Cristo, intercede presso Dio per la salvezza dell'umanità.

La tavola ci mostra, con influenze derivanti dalla pittura veneta, riscontrabili anche nei contemporanei affreschi realizzati nella propria abitazione, una gran moltitudine di personaggi, paggi, musici, servitori, coppieri, soldati, guardie e persone elegantemente vestite, secondo il costume e la moda delle corti rinascimentali del Cinquecento.

Tra gli altri spicca la figura di un nano di corte, che si atteggia sulla sinistra. La scena è colma di oggetti profani, in contrapposizione con la sacralità del dipinto sovrastante del Cristo, originariamente dipinto nella parete. Gli abiti e i gioielli dell’epoca sono caratterizzati da colori vivaci che distraggono l’osservatore dal peso eccessivo della tavola e inoltre, assieme alle suppellettili, sono un tipico esempio del gusto diffuso dalle opere dell'artista fiorentino Benvenuto Cellini.

Merita attenzione il riflesso sul vaso poggiato a terra sulla destra della tavola, che ritrae la sagoma dell'abate della Badia accanto ad una grande finestra.

 

 

 

GIORGIO VASARI

Nato ad Arezzo nel 1511, fu pittore, architetto e storico dell'arte e uno dai protagonisti del Manierismo.

Architetto della famiglia Medici e autore del progetto per la Galleria degli Uffizi e il Corridoio Vasariano a Firenze e del primo progetto delle Logge in Piazza Grande ad Arezzo, poi modificato e completato da Alfonso Parigi.

Scrisse Le vite de' più eccellenti pittori, scultori, e architettori, una serie di biografie dei più grandi artisti tra Medioevo e Rinascimento, pubblicate in due edizioni nel 1550 e nel 1568, che rappresentano il primo testo di storia dell'arte dell'età moderna.

bottom of page